23 Ott Di costine, pino mugo e alpeggio
Quando lavoravo nelle Risorse Umane mi capitava spesso che qualche amico si rivolgesse a me per un consiglio o un supporto.
Ricordo ancora la proposta arrivata a Pas circa due anni fa: un ruolo di prestigio in un’azienda di medie dimensioni a Casteldarne: 960 abitanti in Val Pusteria.
Ammetto che in principio rendeva un po’ perplessa anche me, ma poi ho guardato i dintorni, lo stile di vita e il contesto e non ho avuto dubbi: “contratta sullo stipendio e vai!”.
E così è stato, e lo scorso weekend sono stata a trovarlo.
Per non approfittare troppo della sua ospitalità e per la mia smania di conoscere posticini nuovi prenoto una camera alla Gasthof Obermair https://www.gasthof-obermair.it/ che è esattamente come ti immagini debba essere una struttura ricettiva da queste parti: legno, decorazioni con i cuori, proprietaria gentilissima e taverna con le persone del paese che giocano a carte.
Arriviamo di venerdì sera, fuori è già buio quindi non ci accorgiamo del panorama che ci circonda, andiamo subito a cena da Gassenwirt a Chienes, il paesino accanto http://www.gassenwirt.it/home/
Anche questo posticino è perfetto: grandi separè di legno, panche invece delle sedie, decorazioni di spighe e zucche su ogni tavola e un menù arricchito dalle ricette di famiglia.
Quando sono in questi contesti mi viene voglia di assaggiare ogni cosa, ma mi limito a scelgiere un antipasto con speck, salsa di rafano – che adoro letteralmente – e pane nero e a seguire la specialità locale: i canederli pressati, qui infatti i canederli si pressano e si friggono nel burro prima di condirli con formaggio fuso e servirli su crauti tritati.
Sono davvero eccellenti e, anche se a leggerne la ricetta non sembrerebbe, non sono affatto pesanti se ben cucinati.
La mattina ci svegliamo sotto un cielo limpido avvolti da un’arietta frizzante che mi rende friccicosa e desiderosa di uscire ad esplorare i dintorni.
Dopo una colazione non particolarmente curata (ahimè) facciamo una passeggiata verso la chiesa e il castello e poi ci dirigiamo al Bergila, la famosa distilleria di pino mugo con giardino di erbe che vende prodotti naturali da 4 generazioni vicino al lago di Issengo.
Al suo interno si trovano gel e oli per massaggi, tisane ed estratti idroalcolici, unguenti, sali e caramelle.
Io acquisto un sale alle erbe per i prossimi arrosti, una grappa al pino mugo per le fredde sere invernali e un bellissimo “Erbario della salute” che racconta le qualità curative ed energetiche di 40 piante medicinali del nostro clima.
Io adoro le erbe e le spezie, e questo erbario mi sarà utilissimo nelle prossime preparazioni.
Dopo una passeggiata nei dintorni del lago con una vista splendida sulla vallata e sulle prime pennellate di autunno che colorano i boschi, ci spostiamo verso Terento dove ci aspetta la sagra per festeggiare il ritorno delle mucche dall’alpeggio.
Terento è un altro paesino della Val Pusteria con la classica chiesa dal campanile appuntito e la piazzetta su cui affacciano i tavolini dei bar.
La sagra è uno spettacolo!
Mieli, marmellate, castagne e soprattutto piatti tipici da assaggiare sulle panche sotto un sole quasi estivo.
Assaggiamo (chiaramente) tutto: la zuppa di zucca e speck servita nella forma di pane scuro, i formaggi di malga con le patate al cartoccio e la “cartucciera” di costine che è una cosa difficile da descrivere da quanto è buona.
Mi stupisce sempre come ci siano luoghi e contesti in cui la tradizione permane intatta, e dove prosegue anche nelle nuove e giovanissime generazioni. Sono tanti i ragazzi che scendono in piazza con il costume tipico e che pranzano assieme consapevoli della grande festa che si sta consumando.
E poi arrivano le protagoniste di questa giornata: le varie famiglie portano le mucche tra le strade del paese!
Due sono le cose che mi colpiscono: intanto si ha netta la percezione che siano tutti consapevoli della ricchezza che questi animali rappresentano per loro e per la valle, e si respira un clima di festa e di rispetto. Poi è l’intera famiglia a mostrare orgogliosa il suo bestiame: dai nonni ai neonati, e questa è davvero una bellissima tradizione, e fa bene al cuore vedere che non conosce fine.
Mi godo ancora un po’ di spazi aperti e natura prima che scenda la sera e, dopo una passeggiata nel centro storico di Brunico, crollo nel morbido piumone della mia Gasthof.
Il secondo giorno è ancora più limpido del primo e appena esco per strada non resisto alla tentazione di sedermi su una panchina e godermi il panorama.
Visto che la colazione non offre grandi specialità andiamo da Markus Keller a San Lorenzo a prendere lo strudel e con sommo dispiacere leggiamo che la pasticceria, a detta del mio amico riferimento dolciario per tutta la zona, chiuderà perché “il laboratorio non rispetta più le nuove norme vigenti”, e un po’ mi si spezza il cuore.
Prendo il mio pacchettino e mi sposto verso Rodengo, dove seduta su una panchina che guarda il suo bellissimo castello mi godo, dal primo all’ultimo morso, questo dolce così soffice, speziato e confortante.
L’ultima tappa di questo weekend mi porta a Novacella perché da lì parte il sentiero delle castagne della Valle Isarco. Novacella è un piccolo paesino vicino a Varna, famosa per la sua Abbazia, fondata nel 1140 e ancora attiva.
L’abbazia si sostiene economicamente con la coltivazione e la vendita di prodotti agricoli come erbe aromatiche e frutta, e al suo interno ha una cantina che da anni, grazie ai suoi vini, ottiene grandi successi nazionali e internazionali.
Prima di avviarci sul sentiero delle castagne facciamo uno spuntino (vista la minuscola fettina di strudel mangiata da poco!!) in un bistrot proprio accanto all’abbazia. Il bistrot è semplicissimo, ma le due signore che lo gestiscono sono davvero deliziose. Hanno pochissimi piatti, tutti fatti in casa e particolari, e alla fine si rivela una scoperta piacevole. Oltre alla cucina hanno anche un piccolo negozietto di prodotti tipici dove acquisto anche un libro di ricette di dolci locali, uno gnomo natalizio per Carolina, e una tazza per me.
Un’ultima passeggiata prima di rientrare. Ho gli occhi pieni di tanta bellezza semplice, quella che solo la natura è in grado di dare.
Ed è evidente che la natura sta esercitando su di me un fascino sempre più forte: il benessere che provo quando sono in un contesto più lento, più coinvolgente, meno umanamente distaccato, è unico e mi cura da tutto.
Magari un domani, chissà.
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