04 Feb Prima regola del re3at: parlare del re3at
Da quando sono libera professionista credo fortemente nel confronto, nella relazione, e nell’avere qualcuno con cui condividere dubbi e difficoltà lavorative. Per questo lo scorso anno sono nati i Re3at.
Ma esattamente cosa sono questi re3at?
I miei re3at sono iniziati la scorsa primavera in Valle D’Aosta, e nel 2018 ce sono stati altri 3, uno a trimestre: in Piemonte, a Zurigo, a Milano.
Nella mia vita professionale sono stata così fortunata da aver avuto accanto a me due donne che, negli anni, sono anche diventate due care amiche. Giada e Laura sono state mie ex colleghe quando lavoravo in azienda, poi Giada si è trasferita a Zurigo e Laura ha cambiato società. Il tempo è passato e, per vicende diverse, abbiamo intrapreso tutte e tre la libera professione.
Ci occupiamo di attività diverse, quindi non “lavoriamo assieme”, ma proprio per questo il nostro trio funziona perfettamente, e periodicamente abbiamo iniziato a confrontarci e chiederci pareri e supporto.
Così, lo scorso anno, abbiamo decido di istituzionalizzare questi momenti per poterne trarre il beneficio maggiore; abbiamo iniziato la scorsa primavera e oggi, a intervalli di 3 mesi, ci ritroviamo in location diverse, anche per venirci incontro con gli spostamenti.
La struttura che abbiamo dato ai nostri re3at è ormai collaudata.
Il primo giorno lo dedichiamo agli spostamenti così da ritrovarci tutte e tre assieme in serata.
Ceniamo assieme e chiacchieriamo a briglie sciolte, così siamo sicure di poter dedicare i momenti successivi solo al lavoro senza interferenze. (Il fatto che non ci frequentiamo quotidianamente rende necessario questo momento, ormai lo abbiamo capito e ne facciamo tesoro).
La giornata successiva la dedichiamo interamente al lavoro.
Iniziamo raccontandoci a che punto siamo, le cose che hanno funzionato, cosa non è andato secondo i piani, condividiamo gli obiettivi dei prossimi mesi e i dubbi su servizi o modalità di comunicazione.
Insomma, tutto quello su cui, quotidianamente, lavoriamo in autonomia. Avere lo sguardo di qualcuno di esterno, che lavora ad altro, e che può portare una contaminazione positiva a idee e progetti è davvero un aiuto prezioso.
E’ pazzesco come, quello che per me è invisibile, per altri è chiarissimo e viceversa.
L’ultimo giorno lavoriamo solo al mattino, raccontando a voce alta il piano d’azione che abbiamo pensato e costruito e chiedendo alle altre le modalità in cui poterci supportare e aiutare a vicenda. Dopo pranzo rientriamo alla base così da non appesantire anche i ritmi familiari.
I pasti rimangono momenti di relax, e solitamente cerchiamo di mettere sempre un momento dedicato al corpo: una passeggiata nella neve, un bagno in piscina, un massaggio.
Questa modalità, per noi, è perfetta. In 48 ore riusciamo a trarre il massimo dal nostro gruppo di lavoro, e ogni volta torniamo a casa cresciute e piene di ispirazione.
Nel primo anno di re3at abbiamo capito cosa funzionava e cosa andava migliorato, e oggi abbiamo trovato la modalità ideale basata su poche, semplici regole.
I momenti di lavoro vanno programmati, e i momenti liberi accettati per quello che sono.
Il fatto che non ci vediamo costantemente fa sì che, al momento in cui ci ritroviamo, la voglia di raccontarsi, di ridere e di chiacchierare sia tantissima quindi è giusto lasciarle lo spazio che si merita. Altrettanto nelle ore di lavoro avere un “tema” a guidarci ci permette di essere focalizzate e concrete: in questo ultimo appuntamento ci siamo centrate sulla visione che abbiamo del nostro lavoro per il 2019. La programmazione è anche fondamentale per evitare di saltare questi incontri a causa di altro, quindi mettere in agenda le date del re3at è il primo passo per assicurarsi una loro perfetta riuscita.
La diversità è parte integrante della potenza di questi incontri.
Il fatto che ci occupiamo di attività diverse, con clienti diversi e in un caso persino in paesi diversi, è una fortuna immensa. Laura, che svolge ancora parte del suo lavoro in contesti aziendali, è capace di guardare alle mie idee con uno sguardo diverso dal mio, e Giada, che lavora in Svizzera, è in grado di farmi vedere come le mie intuizioni si sono sviluppate in un paese diverso dal mio. La nostra diversità è un valore inestimabile, e se si supera il timore di “non essere compresi” si scopre un tesoro.
La sincerità nel gruppo è la base imprescindibile per un buon lavoro.
Sapere che chi hai di fronte è libero di dirti esattamente quello che pensa è fondamentale. Perché sentirsi dire che stai facendo un ottimo lavoro è importante, ma ricevere un sano e sonoro cazziatone per scelte sbagliate lo è ancora di più. Le mie due compagne di re3at sono uno specchio, capace di mostrarmi esattamente le cose come sono, e di farmi vedere ciò che spesso non vedo (o non voglio vedere).
Nel 2019, una delle parole che voglio sia da guida al mio cammino, è abbondanza.
Così ho deciso di diffondere questa cultura dei re3at. Perché più persone possibile abbiano la possibilità di vivere questi momenti di crescita e sviluppo. Ho uno spazio in cui ospitare questi incontri, organizzando anche i momenti “esterni” che siano cene, pranzi, passeggiate o momenti benessere. E sto costruendo una rete di posticini con la mia stessa filosofia affinché chi cerca luoghi non a Milano possa essere accontentato.
Che ne dici, vuoi provare l’esperienza del re3at?
Scrivimi a info@lespeziegentili.com
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