25 Feb Estia, Giada e Valeria
V: “Come stai”
G: “Bene e tu?”
V: “Oggi giornata di pulizie, stiro e silenzio”
G: “Che immagino per te voglia dire una – buona giornata -”
V: ” Esatto”
G: “Incredibili le differenze”
Iniziava così uno scambio via whattsapp con Giada circa un mese fa.
Chiaramente io sono quella che pulisce, stira, sta in silenzio ed è felice.
Per tanto tempo mi sono interrogata su questo mio lato del carattere, domandandomi se fosse strano oppure no.
Provo a spiegarmi meglio.
Io ho sempre lavorato, sempre.
Fin da quando ero ragazzina, prima ho fatto la baby sitter, poi le interviste telefoniche, poi ho insegnato danza e aerobica così via fino ad arrivare in azienda.
Tra un lavoro e l’altro facevo quel che capitava: servivo ai tavoli in un bar, andavo a vestire le modelle nelle sfilate, ho anche fatto la ragazza immagine in discoteca.
Nel frattempo studiavo danza a teatro e andavo a scuola, prima al liceo, poi all’università.
Insomma, mai con le mani in mano.
Ricordo ancora un colloquio, diversi anni fa, presso un noto studio legale in cui mi avevano chiamata per propormi un ruolo come responsabile della comunicazione interna.
Mentre raccontavo le mie attività ad uno dei partner, mi sentii domandare “Ma scusi, lei dove trova il tempo per fare tutte queste cose?” e io ho risposto “Non faccio sport”.
Ho risposto di getto, per buttarla sull’ironia…dalla reazione che avevo suscitato ho compreso subito che quello non era il posto per me, ma questa è un’altra storia…
Io ho sempre lavorato, ma di tutti i lavori che ho svolto la parte che amavo maggiormente era il prendermi cura.
Delle persone, delle cose, degli spazi.
Creare contesti e situazioni in cui gli altri potessero sentirsi coccolati e felici, non per spirito altruistico, ma perché così rendevo felice me per prima.
Altrettanto sono sempre stata una persona socievole: fin da bambina avevo tanti amici, mi trovavo bene nei contesti più disparati, chiacchieravo con tutti amabilmente.
Ma nello stesso tempo adoravo stare da sola, giocare per conto mio, leggere un libro, perdermi in un film, godermi la mia beata solitudine.
Per un lungo tempo mi sono sentita “strana”, “diversa”, “inadeguata”. Perché la verità è che l’unico modo che io ho, per stare bene, è quello di prendermi cura del mio mondo.
Quando le persone attorno a me mi dicono che per rilassarsi devono correre, o fare sport, o uscire all’aria aperta, io mi sento a disagio perché quando sono stanca sogno solo di stare a casa mia a godermi la quiete e il riposo.
Quando gli altri mi dicono che sono più felici quando splende il sole e c’è tanta luce, io mi sento strana perché adoro le giornate uggiose, quelle in cui preparami una tazza di caffè caldo e guardare un film di Poirot mentre stiro i miei vestiti.
E, soprattutto, mi sono spesso sentita strana e inadeguata in questo momento storico e culturale.
Perché a me rende felice preparare la schiscetta per il mio compagno, cucire a mano il costume di carnevale di mia figlia, fare le torte per le merende con gli amici e sistemare la casa per godermi le serate in famiglia. Avere un lavoro che mi rendesse una donna autonoma e soddisfatta, ma non per forza una donna in carriera che si lancia col paracadute e gioca a calcio.
E per tanto tempo, tutto il mio mondo, mi è sembrato così “fuori moda”…
Poi mi sono imbattuta in alcune frasi.
“Ami stare da sola a fare le tue cose con calma”
“Ami rendere speciali spazi e gesti, infondendo loro la tua personalità”
“Non sei particolarmente in contatto col tuo corpo e la cosa non ti turba più di tanto”
“Quando sei stressata hai bisogno di tempo libero e solitudine per riprenderti”
E tante altre.
Mi sono riconosciuta subito: quella ero io.
E non c’era un giudizio, c’era un nome: Estia – la dea della casa e del focolare.
“Colei che cura l’ambiente domestico e lo rende caldo e accogliente… Ma se lo fa, è anzitutto per se stessa: mettere ordine fuori è il suo modo per ripristinare ordine e equilibrio dentro di sé.”
Queste frasi le ho trovate nel test di Giada (un’altra Giada), su come trovare la propria dea interiore.
E in questo periodo, in cui sto riflettendo su di me, sulla mia attività, sul mio ruolo, e sulla mia identità, ho trovato queste frasi potenti e ispiratrici.
Sì, perché è come se si chiudesse un cerchio: io non potrei stare senza lavorare, ma amo mio lavoro perché ci posso esprimere totalmente me stessa.
Amo il mio lavoro perché posso prendermi cura di chi frequenta il mio posticino e ci lavora con gioia e serenità.
Amo il mio lavoro perché sentirmi dire col sorriso in volto che è un luogo magico, in cui si respira pace e quiete, e in cui si lavora benissimo mi rende appagata.
Amo il mio lavoro perché posso essere una padrona di casa.
E così, in questo momento di stanchezza e pensieri, ho deciso di prendermi cura di me nell’unico modo che davvero mi fa stare bene.
Ho deciso di “regalarmi” una settimana in cui prendermi cura del mio posticino e della rete di donne che lo frequenta, per renderlo ancora più adatto ad accogliere tutte le meravigliose energie che arriveranno.
Il mio è uno spazio semplice, nulla di sfarzoso o sofisticato.
Colori chiari, mobili di legno, stoviglie ereditate da varie nonne (vere o acquisite) e qualche tocco personale.
Non potrei avere nulla di diverso: è l’unica forma di stile che mi risuona dentro.
Ho aperto da poco, ma ho deciso di fare un piccolo restyling per renderlo ancora più adatto alle attività che si svolgono al suo interno. Ho ascoltato tutte le persone che sono state da me in questi mesi, le ho osservate e ho raccolto le loro esigenze e oggi sono pronta a fare un ulteriore piccolo passo di amore e cura verso il mio posticino.
Insomma, nella prima settimana di marzo darò sfogo alla Estia che è in me!
E tu, sei pronta per venirmi a trovare?