14 Set Unica o non unica, questo è il dilemma!
L’unicità nel business
Negli anni di lavoro dedicati alle risorse umane mi è capitato spesso, davanti alla frase “bisogna trovare la propria unicità”, di sentir salire dalla pancia un senso di ansia, frustrazione e inadeguatezza.
Perché nella mia mente il concetto di unicità ha sempre fatto rima con qualcosa di speciale, di grandioso, di “appartenente a pochi”.
Un po’ come sentire la parola “talento” che mi ha sempre fatto sentire piccola e inferiore, comunque non capace.
Ma quello dell’unicità è un aspetto con cui mi sono dovuta confrontare perché, per avviare la mia attività, sono passata anche io nei mille percorsi di Personal Branding e sono atterrata (nemmeno morbidamente) sulla fase di lavoro dedicata alla proposta di valore, definita anche Unique Selling Proposition.
E così eccomi di nuovo di fronte al concetto di unicità nel business.
Cos’è quell’aspetto che rende la mia offerta unica e irripetibile?
E se l’unicità non fosse una chimera?
Qui, come spesso mi accade, mi è venuto in aiuto un film, un film del 2006 vincitore di ben due premi oscar: Little Miss Sunshine.
Non mi dilungo sulla trama che potete leggere qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Little_Miss_Sunshine e nei dettagli che vi rovinerebbero lo spettacolo, nel caso non l’abbiate mai visto, e vi dico solo che è la storia dolce e amara di una bambina fissata con i concorsi di bellezza che, non solo non ha nulla dei classici parametri estetici delle reginette, ma che ha anche un nonno alquanto bizzarro che la prepara per le gare.
Ecco, per me questo film rappresenta benissimo il concetto di unicità per come la intendo io: quell’insieme di tratti, caratteristiche, dettagli e particolari che costruiscono la nostra storia senza per forza dover immaginare di vincere un premio nobel o di arrivare primi alle Olimpiadi.
Il punto, secondo me, è che spesso tendiamo a considerare la nostra storia banale o comunque non degna di nota, e per questo non le diamo il giusto valore quando ragioniamo sul concetto di unicità.
O ancora tendiamo a tralasciare alcuni particolari che rappresenterebbero al meglio la nostra unicità, solo perché li consideriamo futili e non adatti, mentre proprio lì sta la nostra bellezza e la nostra differenza.
Le mie tre fasi
Posso riassumere il lavoro, che mi ha aiutata molto, in tre fasi.
La prima è ripercorrere la mia vita osservandone i dettagli che, apparentemente, non c’entrano nulla con il lavoro.
La seconda è ripensare a tutte le cose che ho imparato negli anni e a cosa mi è rimasto dentro, anche qui allargando il campo al di là del lavoro.
La terza è confrontarmi con le persone che hanno fatto parte del mio cammino e che mi conoscono, magari in contesti differenti.
La somma dei risultati di questi tre punti, dal mio punto di vista, è un’ottima base di partenza per cercare la nostra unicità.
Nel mio caso, per esempio, dal primo punto emerge una grande passione e una gigantesca conoscenza cinematografica, che ho riportato nei miei percorsi e nella mia comunicazione.
Ripensare a tutti i corsi, poi, mi ha dato la possibilità di ripescare tantissimi contenuti del mio passato che avevo archiviato e che oggi, invece, fanno parte dei miei percorsi. Soprattutto lato HR!
Infine, i feedback delle persone, mi hanno spinta a dare valore e senso alla mia insaziabile curiosità che mi spinge a informarmi di contenuti tra i più diversi e che crea un bacino grandissimo di riferimenti che posso trasmettere alle mie clienti diventando, per loro, una specie di radar!
Questo è solo un esempio, ma vi garantisco che provare a fare questo esercizio può offrirvi grande ispirazione per portare nella vostra offerta qualche dettaglio che parla di voi e della vostra unicità.
Se vi va di provare potete scaricare un format che ho preparato per accompagnarvi in questo esercizio, lo trovate al link qui sotto!
Buon lavoro