Organizzare un evento

Il Natale, la danza e i viaggi come maestri di organizzazione eventi

Ho iniziato a organizzare eventi quando ancora non faceva parte della mia professione.

Per spiegarti meglio cosa intendo vorrei raccontarti i miei tre maestri e quello che ho imparato da loro, che ancora oggi fa parte del mio modo di lavorare.

Il Natale, la danza e i viaggi.

Sono tre maestri che, come le fatine della Bella Addormentata nel bosco, mi hanno donato tre caratteristiche che per me sono fondamentali quando ci si appresta ad organizzare un evento.

Il Natale mi ha insegnato la calma

Ricordo tanti Natali, fin da quando ero piccola e in cucina c’era mio padre, organizzati in maniera impeccabile.

Ogni anno sceglievamo un colore che guidava allestimento della tavola e dell’albero.

Sfogliavamo riviste e riviste per decidere il menù che avremmo servito alla famiglia.

Io guardavo trasmissioni televisive e vetrine della città per pensare al centrotavola.

E poi scrivevamo, scrivevamo tutto.

Mio padre disegnava anche i piatti con la composizione del cibo e le decorazioni.

Arrivavamo al 24 pomeriggio che tutto era organizzato e pianificato, ma comunque c’era sempre qualche imprevisto cosa che, come racconto sempre anche ai miei clienti, fa parte del gioco.

In quei momenti era importante mantenere la calma, quando magari gli ospiti devono attendere, quando bisogna apportare dei cambiamenti dell’ultimo istante, quando le cose per cui abbiamo studiato e che abbiamo scelto con cura, vanno accantonate per fare spazio ad altro.

L’imprevisto fa parte dell’evento (un po’ come la paura fa parte della libera professione!!), calma e lucidità sono gli strumenti per gestirlo e, spesso, trasformarlo in quel dettaglio particolare che rende unico l’evento stesso!

Nel mio ultimo evento è stata la pioggia che ci ha costrette a un radicale cambio di agenda che ha poi regalato al Festival una chiusura memorabile e unica che altrimenti non avrebbe avuto luogo!

La danza mi ha insegnato la progettazione

Ho un ricordo di quando ero piccola, si avvicinava il saggio di fine anno, e io mi sedevo alla scrivania e scrivevo.

Pezzo numero 1: collant rosa, scarpe da mezza, body blu, gonnellino, forcine, retina…

E ho un altro ricordo, di me più grande, non più ballerina, ma insegnante e comunque sempre alla scrivania a scrivere.

Pezzo numero 1: scatole di cartone per fare le televisioni, nastro argento per le decorazioni, mollette di scorta, lacca, caramelle…

Questa cosa dello scrivere tutto mi è rimasta negli anni, e cerco anche di insegnarla ai ragazzi che seguono con me il Master di eventi.

Seguire con la mente esattamente lo svolgimento dell’evento e scrivere ogni singolo passaggio, immaginare di cosa ci sarà bisogno e accertarsi di averlo a portata di mano.

E, cosa fondamentale, avere mille occhi e guardare di cosa c’è bisogno, chi ne ha bisogno, e rispondere.

Nel mio ultimo evento è stato un abbraccio a una persona che ne aveva bisogno, perché non basta pensare alle cose pratiche perché tutto funzioni.

I viaggi mi hanno insegnato l’importanza del piacere

In tanti viaggi ho visto lo stupore dei miei compagni quando aprivo le valigie, perché da sempre sono capace di far stare il mondo in uno zaino.

Che sia un lettore dvd portatile per vedere un film con le amiche sul letto in una serata di pioggia londinese.

Che siano fettine di scottona per preparare involtini per cena.

Che sia una bottiglia di vino e un panino per un pic-nic speciale, ideale a spezzare un lungo viaggio.

Che siano le lucine di Natale con cui abbellire il tavolo del locale dove cenare con hamburger e birra scura a dicembre.

Mi piace proprio avere un pensiero per il piacere con cui arricchire ogni mia esperienza, che sia una due giorni o un viaggio lungo, una gita o una vacanza.

E lo stesso ho fatto nel Festival toscano: nello zaino, insieme al caricatore portatile per il cellulare, al marsupio per avere sempre tutto a disposizione, ai golf di scorta avevo messo anche il mio mazzo di tarocchi e il palo santo per dedicarmi un momento di coccola e benessere a inizio e fine giornata.

Perché come si impara in aereo, è importante prima mettere la maschera di ossigeno a se stessi se si vuole essere di aiuto all’altro.

Questi sono i miei tre maestri, che in tempi ancora non sospetti, mi hanno donato tre competenze che ancora oggi fanno parte del mio modo di organizzare eventi.

E tu quale competenze hai ereditato dalla tua vita e che oggi sono fondamentali per il tuo modo di lavorare?