19 Lug Arrivederci Grecia
E’ inutile nasconderlo: della Grecia amo tutto.
I colori vivi, penetranti, dipinti appositamente per appagare la vista, come nel caso delle bouganville che irrompono con sfacciataggine tra i muri bianchi e il cielo blu.
I sapori pieni, veri, riconoscibili al primo boccone, la Grecia è uno dei quei rari posti dove non resisto a tuffare il pane nel cibo, l’unico modo genuino di gustare un piatto fino in fondo.
I volti degli anziani, scavati dal sole e sferzati dal vento, che si guardano attorno con diffidenza, ma che sembrano volerti fare le classiche raccomandazioni dei nonni tipo mettersi un golfino che la sera fa freddo.
Il tempo, che qui ha scorre lento, placido, governato dalla natura, il mare detta gli orari delle navi e il sole quello delle giornate, inutile affannarsi a trovare altre regole.
E poi c’è un momento che adoro quando sono nelle Cicladi: il risveglio dell’isola.
Fino a qualche istante prima il silenzio avvolge tutto: non si sentono voci, rumori, solo il vento e a volte il mare.
Poi piano piano i padroni dei negozi escono a spazzare il tratto di strada davanti alle loro vetrine, i gestori dei ristoranti iniziano a mettere fuori insegne e menu e a diffondere un sottile alito di musica, e le vecchine vestite di nero si siedono sui gradini davanti l’ingresso di casa.
Da qui inizia la giornata.
Non ci sono abituata, Milano non ha cicli di vita, le persone corrono sempre, parlano sempre, si spostano sempre, quando apro gli occhi mediamente sono già in ritardo.
Qui, anche in questa ennesima settimana greca, quando apro gli occhi tutto dorme ancora, e mi godo il risveglio di un posto, che ancora una volta mi ha regalato sorrisi, bellezza, respiri e pace.
Oggi sono un po’ triste, mi mancherà tutto questo, e l’unica cosa che allevia la mia tristezza è che sono consapevole che questo saluto è solo un arrivederci.
A presto piccolo angolo di paradiso.