Week end in Veneto e Friuli

La passione rende lieve il procedere

Oggi, nella newsletter di Nicoletta Cinotti, ho letto questa splendida frase: “Abbiamo bisogno di essere coinvolti, non di essere stremati. Di essere presenti, non di essere pressati. Nel coinvolgimento – per quanto intenso – c’è sempre una qualità di agio perché quell’impegno parla della nostra passione. E la passione cammina allegramente a braccetto con la fatica, rendendo lieve il procedere.”

Stavolta ho avuto la fortuna, oltre al piacere, di allietare il mio procedere trascorrendo un weekend in Veneto e Friuli, tra ristoranti da provare, hotel da conoscere e cantine da scoprire: un itinerario da cui ho imparato moltissimo e che mi ha dato spunti e idee per i prossimi eventi.

Dal punto di vista gastronomico sono due i contesti da cui ho avuto la fortuna di prendere ispirazioni per il mio lavoro: Cera e Altran.

Cenando da Cera ho avuto la conferma che un servizio impeccabile e la qualità delle materie prime, sono due requisiti fondamentali per garantire agli ospiti un pasto memorabile. Mangiare da Cera è un’esperienza gastronomica unica: questo ristorante in Veneto, appena fuori Venezia, propone piatti di pesce cucinati e serviti in maniera davvero ineccepibile. Vedere tanta grazia e maestria è una cosa che mi conquista sempre, il cibo è stato divino, ma la cosa che mi ha affascinata maggiormente è stata la preparazione e il servizio di portate in cui il tavolo si trasformava nella tela di un pittore. In un attimo la tovaglia bianca e immacolata veniva sfiorata da tocchi di colore discreti e precisi, e in pochi istanti ti trovavi a guardare un quadro bello per gli occhi quanto per il palato.

L’importanza del contesto e di quanto un ambiente curato aiuti gli ospiti a godere del cibo è stato, invece, l’insegnamento dell’Osteria Altran a Ruda, in Friuli, vicino all’aeroporto di Trieste. Dopo una giornata lunga, un pomeriggio impegnativo, seppur bellissimo, e la stanchezza che iniziava a farsi sentire, mi è bastato entrare in questo ristorante per sentirmi rinascere. Luci basse, arredo curato e scelto pezzo per pezzo, tavoli ampi e distanti tra loro, sedute comode, insomma tutto predisposto per “far stare bene”, e questo per me è fondamentale. Se poi si aggiunge dell’ottimo cibo e una bottiglia strepitosa il successo della serata è assicurato.

Sono rimasta rapita dal calore che si respirava in ogni angolo, la sensazione di sentirsi a casa è una delle cose più belle che si possano offrire a un ospite, e in questo ristorante ci si sente decisamente a casa.

Nella mia locanda vorrò un ambiente che faccia sentire gli ospiti i benvenuti, e che non crei distanze; e ci saranno sempre sfiziosità da assaggiare, magari al rientro da una passeggiata, o prima di andare a dormire. Piccole e seducenti.

Grandi insegnamenti li ho ricevuti anche da due famiglie che producono vino quasi al confine con la Slovenia: Gravner e Kante, e che ho avuto la fortuna di incontrare in questo piccolo viaggio.

Del primo conosco i vini da qualche anno, ma non avevo mai visto la cantina e le terre. Nel suo sito si legge spesso una parola: “serenità”, ed è proprio ciò che si respira stando con Josko Gravner e sua moglie.  La cantina in cui ci sono le anfore è di una bellezza quasi struggente, semplice, essenziale e molto suggestiva. E i suoi vini hanno le stesse qualità: semplici, essenziali e commoventi. Non conoscevo i bicchieri, da lui voluti, in cui ho degustato la Ribolla durante questa visita, e li trovo perfetti per la convivialità di un pomeriggio di racconti, spiegazioni, tempo. Ci vuole tempo per apprezzare un vino, oltre che per produrlo, e la struttura di questi bicchieri, il modo in cui si tengono in mano, come si portano alla bocca, tutto richiama la lentezza e la pace.

Sono uscita dalla sua casa con un senso di calma interiore che non provavo da tanto tempo, ed è stato un dono prezioso che custodisco con cura assieme alle marmellate che la signora Maria ci ha regalato, fatte a mano, deliziose e semplici come loro.

Personaggio opposto Edi Kante, istrionico, creativo, veloce, ipnotico come il fuoco del camino nella stanza in cui ci accoglie. Non avevo mai assaggiato i suoi vini, e penso di aver recuperato il tempo perso in un solo pomeriggio!! Osservo la cantina, scavata nella roccia naturale su più livelli; ascolto i suoi racconti che parlano di fatica, sperimentazioni, successi e tentativi; assaggio i suoi vini, puliti, estremi, diretti. Nel palato ho ancora il gusto di uno Chardonnay del 1999 che mi ha stregata, e della Vitovska – vitigno autoctono del Carso – che mi ha piacevolmente sorpresa. E più lo ascolto, mentre sua moglie Elena ci delizia con del pesce freschissimo cucinato alla perfezione, più vengo quasi scossa dalla sua energia. Un uomo che non smette di studiare, di provare, di cercare di alzare il livello a cui è arrivato; il regalo che mi lascia è la grinta, il pensiero che non ci si può fermare, nemmeno un istante, che ci sono troppe cose da fare e da provare.

Vorrei tornare in futuro, per avere modo di conoscerlo ancora e meglio, sia lui che i suoi vini, un pomeriggio è troppo poco, e sento che non mi è bastato.

Nella mia locanda sogno di ospitare persone così, che possano raccontarsi e ispirare gli ospiti, che possano far conoscere la qualità e insegnare come esercitare il gusto: è troppo importante capire e conoscere cosa si mangia e cosa di beve, sono la base della qualità di vita.

Anche i due alberghi in cui ho soggiornato mi hanno offerto tanti spunti interessanti; io solitamente quando viaggio scelgo piccole locande, o appartamenti, comunque posti familiari, in cui il rapporto umano è fondamentale; ma questo weekend non era una “vacanza”, e soprattutto non ero sola, quindi le strutture erano due hotel grandi e con tante camere: Villa Franceschi e Castello di Spessa.

Entrambi in contesti paesaggistici molto suggestivi, il grazioso paesino di Mira e la natura friulana; architettonicamente molto belli, soprattutto il primo per il mio gusto; e con una qualità impagabile: aver un parco verde in cui passeggiare. La natura in questa stagione è meravigliosa, l’autunno è quel momento dell’anno in cui “ogni foglia diventa un fiore” e potersi concedere una passeggiata in questi colori è davvero bellissimo.

Nella mia locanda vorrò avere un piccolo giardino, in cui gli ospiti potranno camminare, e una panchina su cui potranno sedersi a riprendere fiato dalla vita. Anche un angolo dedicato all’orto, e qualche albero da frutto. E la colazione sarà un momento speciale, intimo, personale e con pane caldo e frutta di stagione, torte appena sfornate e tutto il tempo che si vuole per godersi un inizio giornata speciale.

Sono state tre giornate impegnative, che mi hanno regalato davvero tanto: sono tornata con la testa piena di idee, qualche chilo da smaltire e nuovi spunti da riporre nel cassetto dei sogni.

Si torna al lavoro, con la testa ai prossimi eventi e il cuore al prossimo viaggio!

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