04 Mag Il fascino del silenzio
Nel primo mese di lavoro dedicato alla costruzione del mio Albero della Gratitudine sono emerse le parole gentilezza, cura, e tempo.
Il mese di Maggio si apre con una parola che, per me, è davvero fondamentale nella vita e nel lavoro: il silenzio.
Il silenzio è un valore difficile da esprimere.
Se è vero che è importante “trovare il proprio tono di voce”, quando capisci che il tuo è silenzioso diventa difficile comunicarlo.
Oggi siamo circondati dal rumore, dalla musica, dal traffico, dalle parole e il silenzio può essere complicato da ascoltare.
Sono certa che hai in mente perfettamente quel fischio nelle orecchie che compare dopo un concerto o una serata in discoteca.
Il nostro organismo che “si fa sentire” e ti dice che ha bisogno di riposare un pochino.
La reazione che abbiamo è quella di esserne infastiditi e sperare che passi in fretta, ma in realtà è un passaggio necessario a tornare ad una condizione di benessere.
Ecco, percepire il silenzio, apprezzarlo e soprattutto comunicarlo per me è stato un passaggio lento e graduale.
Proprio come quello del post baldoria!
Come per il “tempo” ho dovuto resettare il mio sistema di giudizio.
Io sono una persona discreta, che non ama farsi notare, che non scalpita per avere ciò che desidera, che chiede quello che vuole con educazione, e che aspetta il suo turno per riscuotere ciò che le spetta.
Per anni ho dovuto convivere con l’idea che tutto questo facesse di me una persona debole, insicura, che non sarebbe mai arrivata al successo.
Ed è stato un lungo e faticoso lavoro interiore staccarmi da queste convinzioni.
Anni di lavoro in open space, poi, mi avevano abituata al rumore costante di sottofondo. E per me era diventato normale sforzarmi di pensare accanto ai colleghi che telefonavano o si confrontavano su un progetto.
Gli eventi di grandi proporzioni a cui lavoravo, infine, mi avevano assuefatta al brusio, alla musica ininterrotta per riempire i vuoti, ai toni sempre più alti per farsi sentire dal proprio interlocutore.
Finché non ho resettato il sistema e ho scelto io la mia scala di valori e priorità.
Ho cercato di ascoltare le condizioni in cui io, semplicemente, facevo meno fatica.
A concentrarmi, ad esprimermi, a mostrarmi.
E ho scoperto il fascino del silenzio.
Del silenzio amo il modo forte, ma gentile con cui detta il ritmo delle cose.
Basti pensare a come ha scandito gli ultimi due mesi di quarantena qui a Milano. Semplicemente apparendo, e scomparendo.
Il primo segnale di “qualcosa di strano” è stato proprio il silenzio quasi irreale che arrivava dalle strade, interrotto solo dal suono acuto delle ambulanze.
E dopo due mesi, il rumore del martello pneumatico nel cortile accanto a casa mia è stato il segnale della ripresa un lunedì mattina.
Silenzio – rumore.
Ritmo – andatura.
Del silenzio apprezzo la capacità di catturare l’attenzione in modo discreto.
Più di una persona, frequentando i miei spazi di lavoro, ha notato il silenzio che li avvolge.
Ma non subito, prima tutti si sono soffermati sulle cose “che balzano all’occhio”.
La bicicletta appesa alla parete quando lavoravo a casa.
Le grandi vetrate azzurre nel mio primo posticino.
Il cortile fiorito che accoglie gli ospiti, nella casa attuale delle spezie gentili.
Poi, dopo un po’, in tutti e tre i posti le persone si sono accorte del silenzio, e da quello sono rimaste affascinate.
Del silenzio ammiro lo stile con cui detta le regole: con garbo ed educazione.
Nella vita ti sarà capitato di confrontarti con una persona arrabbiata che ti parla a voce alta.
In queste situazioni, se anche tu rispondi alzando la voce, il dibattito diventa insostenibile; ma se tu inizi ad abbassare il tono delle tue risposte, piano piano anche il tuo interlocutore si calmerà.
Perché il silenzio è capace di farsi rispettare senza prepotenza.
Nel silenzio ho trovato un alleato, uno strumento con cui aumentare la mia forza e costruire il mio successo.
In fondo il bello di fare l’imprenditrice è proprio quello di decidere come lavorare e quali valori rappresentare, no?
Oggi so che, per ciascuna delle attività che svolgo, accanto al tempo e ad altre caratteristiche, devo prestare attenzione al silenzio.
Che non significa che vivo e lavoro in un eremo (anche se il desiderio della casa nel bosco rimane costante!).
Ma che ho imparato a conoscermi e ad assecondare quello che mi occorre per esprimermi al meglio.
Quando scrivo ho una playlist apposita che mi aiuta nella concentrazione.
Quando cucino mi piace farmi ispirare dalla musica per creare le mie ricette.
Quando faccio i mestieri ho varie compilation (alcune veramente estreme) che aumentano il mio buonumore.
Quando lavoro a progetti complessi ho bisogno del silenzio profondo.
Quando lavoro alle consulenze ho necessità di ascoltare i dettagli delle parole delle mie clienti.
Quando lavoro sui soldi ho bisogno di raccogliere energie e creare un’atmosfera quasi mistica.
Quando ho necessità di riposo devo assolutamente stare nel silenzio.
Quello profondo che fa quasi paura.
La mia fonte di energia e ricarica.
Oggi vorrei invitarti all’ascolto e alla creatività.
Prenditi del tempo per stare nel silenzio assoluto e ascolta.
Quali sono i rumori che percepisci?
Quali sono quelli che interferiscono con i tuoi pensieri?
Quali quelli che ti spingono in profondità?
Che ritmo hanno?
Che intensità?
Che ricordi ti evocano?
E poi prendi quelli che ti rafforzano e sperimentali nelle tue attività.
Quali sono quelli che aiutano la scrittura? Quali la creatività? Quali la pianificazione?
E così via.
Se li trovi crea delle playlist da avere sempre a disposizione quando ti serve un aiuto, o semplicemente quando vuoi dedicare maggiore cura a quello che fai.
Le mie playlist, per esempio, sono un’ancora di salvezza.
Quando non ci sono le condizioni perfette per permettermi di lavorare al meglio indosso le cuffie e le accendo.
E hanno un effetto immediato e salvifico.
Prova, e poi raccontami com’è andata.
Ti lascio anche un template per prendere nota di tutto e per accompagnarti in questo esercizio.
Buon ascolto!